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LA CUCINA ITALIANA


Non sono una cuoca, non ha mai fatto corsi di cucina di alcun genere, sono solo una madre e moglie italiana con 35 anni di esperienza, di quelle che chiedono “Cosa volete mangiare stasera?” e si sentono rispondere “E’ uguale..” e dopo il primo momento di stizza in cui si ripromettono di metter in tavola pane e formaggio, alla fine aprono il frigo e si inventano qualcosa.


Detto ciò volevo dare qualche consiglio non richiesto a chi, magari durante le ferie, si trova a parlare con qualche straniero oppure ha qualche collega che arriva dall’estero, o un coinquilino o un fidanzato. 
Molti stranieri quando scoprono che siamo italiani partono con la frase stereotipo: “Pizza, spaghetti, mafia e mandolino”; di musica non mi intendo e di mafia non ho certo intenzione di disquisire in questo ambito, quindi mi soffermerei sugli spaghetti e la pizza.

Credo che ormai sia risaputo che la cucina italiana vada ben oltre questi due classici, sebbene sempre intramontabili. In italia ci sono 20 regioni e già parlare di cucina regionale è riduttivo, in realtà bisognerebbe parlare di cucina provinciale perché ogni provincia ha le sue ricette e i suoi prodotti tipici e molto probabilmente persino nell’ambito di una stessa famiglia ci saranno punti di disaccordo su come si cucina il ragù.

Ma qual è davvero il segreto della cucina italiana? Io mi sono fatta un’idea a riguardo, probabilmente opinabile, ma poiché non avrete modo di contestarmi, io proseguo imperterrita!

LESS IS MORE, (MENO E’ MEGLIO): questo concetto, coniato da un architetto tedesco, suggerisce che l’eliminazione di elementi superflui, la semplicità e l’essenziale siano simbolo di eleganza, di praticità e funzionalità. 
Ecco, credo che il segreto della cucina italiana sia questo: pochi ingredienti, genuini, ben cucinati e ben accostati.

  • Pochi ingredienti: sono rare le ricette italiane che prevedono un numero superiore a 5/6 di ingredienti (e comprendo anche le spezie); la pizza è la Margherita: farina, acqua, pomodoro, mozzarella e basilico. Certo poi le varietà sono infinite così come gli accostamenti, ma alla fine basta aggiungere un solo ingrediente e già cambia il sapore (NO, l’ananas NO!).

Visto che è saltato fuori l’ananas sulla pizza faccio un piccolo inciso: nella cucina italiana non esiste l’agrodolce, l’unica eccezione che mi viene in mente è l’accostamento di alcuni formaggi con del miele di castagno, della marmellata di cipolle rosse o, ovviamente con le pere. FINITO! 

Passiamo alla pasta: corta, lunga. Corta è facile: il tipo di condimento offre un numero quasi infinito di possibilità: verdure, formaggi, pesto, sugo di noci, pomodoro, ragù, cuoce in 10 minuti ed è alla portata di tutti per gusti e capacità.

Poi c’è la pasta lunga, i classici spaghetti, linguine, tagliatelle, bucatini, trenette; qui la cosa si fa un pochino più complessa perché ogni formato ha la sua, o le sue, ricette “dedicate”: non potrete chiedere le trenette alla carbonara e non potrete ordinare i bucatini al pesto; ma lo sappiamo che il vero problema dei non-italiani è la tecnica di arrotolamento sulla forchetta. Vi prego, se avete più di 6 anni, non tagliate la pasta lunga! Avete imparato cose molto più complicate nella vostra vita, sapete scrivere, leggere, usare uno smart phone e forse anche guidare un’auto. 
Non arrendetevi di fronte ad un piatto di spaghetti! Sappiamo che potete farcela, possiamo accordare l’ausilio di un cucchiaio per le prime volte, ma poi vedrete che l’impegno e la costanza daranno i loro frutti e potrete gustare i vostri spaghetti senza sentirvi in imbarazzo.

  • La genuinità degli ingredienti: ovviamente sono una piccolissima percentuale gli italiani che possono mangiare le verdure del proprio orto o le uova delle proprie galline; con genuinità intendo i prodotti freschi, evitiamo i sughi pronti, i piatti precotti e tutto ciò che “è solo da scaldare” (sappiate che mi capita di usarli, non credete che io sia un’integralista a riguardo, ma desso parliamo della cucina italiana, non di come riuscire a sfamare una famiglia quando si torna tardi dal lavoro!).
     
  • Ben cucinati: un po’ d’amore, un po’ di pazienza e creatività, vi assicuro che saranno sufficienti.
    Un giorno un’amica (giapponese) che ha vissuto in Inghilterra ed ora è in Italia da molti anni mi ha illuminato su un aspetto che tende a sconcertare noi italiani riguardo ad esempio la cucina britannica: “Gli inglesi non cucinano, cuociono”; cosa dire? Disamina perfetta ... senza offesa, ma si può migliorare!

    Tra mangiare una pasta al pomodoro scotta, insapore e insignificante e una pasta che vi riempie le narici di aromi, che vi soddisfa il palato e che sparge per la casa un delizioso profumino i passi da seguire sono pochi e semplici: un soffrittino di cipolla e/o aglio a cui aggiungere la passata di pomodoro (SOLO pomodoro), un po’ di basilico aggiunto alla fine e il rispetto dei tempi di cottura della pasta cotta in abbondante acqua salata. Sono concessi il peperoncino ed ovviamente Parmigiano Reggiano e Grana Padano grattuggiati.
    Come potete vedere qui si riassume TUTTO!


Vorrei dedicare un po’ di attenzione anche al caffè. Anche in Italia ormai il caffè si declina in decine di varianti, non tutte propriamente accettate dai puristi e molte di queste anche causa di nervosismo dei baristi.

Tralasciamo quindi: caffè d’orzo (o è caffè, o è orzo!), ginseng in tazza piccola, grande, media, cappuccio di latte di avena con caffè d’orzo tiepido dolcificato con miele di erica himalayana in tazza calda … e tutto ciò che la fantasia dei commerciali e dei clienti può inventare… parliamo del caffè italiano.

Il caffè al BAR: un rito tutto italiano, almeno in origine; i caffè classici sono: caffè, corto, lungo, doppio, macchiato caldo, macchiato freddo (per la cronaca il prezzo del normale espresso al banco va da 1 euro a 1.30 euro circa).

  1. Caffè espresso (per gli amici"un caffè", e basta): circa mezza tazzina
  2. Caffè corto: un quarto di tazzina
  3. Caffè lungo: quasi una tazzina piena
  4. Doppio: per assonnati, quantità simile al lungo, ma con doppia polvere di caffè
  5. Macchiato caldo: espresso con un goccio di latte caldo schiumato
  6. Macchiato freddo: espresso con un goccio di latte freddo

(*Nonostante chi lo beve amaro lo annunci come un atto di estremo coraggio e saggezza, se mettete lo zucchero nessuno avrà nulla da dire!
** Se vi viene servito un bicchierino d’acqua insieme al caffè sappiate che andrebbe bevuto prima del caffè, ma fate quello che preferite!)



Il caffè a CASA: un tempo era solo il caffè della moka, o caffettiera; poi si è passati a macchinette simili a quelle tuttore presenti nei bar e ora in molti usano capsule o cialde. Questione di gusti: il caffè della moka non è uguale a quello espresso delle varie “macchinette”, a casa poi uno fa quello che vuole!

Con ciò credo basti, ma sappiate che: se volete mangiare la pizza piegata in quattro, se la tagliate a spicchi o la mangiate con coltello e forchetta, se tagliate gli spaghetti, se chiedete il cappuccio con una bella insata mista, se bevete l’espresso con la cannuccia, se chiedete il ghiaccio nel vino (non si dovrebbe fare!) potrete far sorridere qualcuno (che è sempre buona cosa), ma sarete sempre accontentati e ben accolti!

BUON APPETITO!